lunedì 21 febbraio 2011

ANTOLOGIA DI SCRITTI "A MARGINE"

Per la particolare impostazione del blog non è stato possibile salvare gli interventi editoriali della rubrica "note a margine". Riproponiamo quindi di seguito quelli più significativi degli ultimi anni, in quanto citati o discussi su quotidiani, riviste e altri blog.

Dal prossimo aprile si cercherà di portare innovazioni nella veste grafica e nei contenuti, con la speranza di mantenere anche in futuro l'appuntamento bimestrale, anche se gli impegni lavorativi e familiari non consentono programmi di lungo periodo.

Grazie a tutti i lettori per 'attenzione con cui hanno seguito questo cammino "controcorrente", e quindi piuttosto faticoso.

L'Autore


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La nascita del partito democratico, unione fra le esperienze della sinistra riformista e del cattolicesimo democratico dovrebbe rappresentare un momento di confronto fra memorie e storie di tradizioni diverse che entrano, in teoria, con eguale dignità, all’interno del nuovo soggetto politico. Inutile sottolineare come una delle due esperienze, ovverosia quella narrata dalla storiografia marxista rappresenta una memoria “forte”, mentre è ben nota la debolezza della storiografia di ispirazione cattolica, mai capace di dipingere con completezza una vicenda politica e umana che ha avuto un ruolo da protagonista nel nostro paese. Un possibile e inquietante scenario di quella che potrebbe essere (o forse già è) la cultura dominante del PD è offerto da Mario G. Rossi nel numero di giugno 2007 di "Italia contemporanea".

Trascriviamo testualmente: “Il venir meno di equilibri consolidati da decenni (…) ha rimesso in circolo tutto quello che di peggio era sedimentato nelle pieghe più oscure e riposte della società nazionale: lo spessore clerico-fascista (sic!) e quello qualunquista, le pulsioni populiste, le spinte isolazioniste e separatiste, le scelte corporative, antistatali, l’illegalità diffusa fine alle connivenze criminali e mafiose. Quello appunto che i partiti moderati, a cominciare dalla Democrazia Cristiana, avevano filtrato e incanalato sui binari del confronto politico e della democrazia parlamentare”.
Insomma per un intellettuale di primo piano della sinistra italiana, la DC ebbe un senso unicamente in quanto bidone della spazzatura della nazione. Dissolto quello, la spazzatura è colata dappertutto. Una rappresentazione davvero illuminante e densa di spunti di riflessione per chiunque minimamente si interessi di storia e politica. Se questo è il viatico e il comitato di accoglienza per gli storici di ispirazione cattolica nella casa comune del PD, c’è da star freschi su cosa si troverà nell’appartamento. Ammesso e non concesso che noi, olezzando di immondizia (immaginiamo di rientrare nella categoria dei clerico-fascisti) possiamo mai meritare di entrare in casa di una elite così raffinata e istruita. (dicembre 2007)

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A fronte dei tafferugli avvenuti nei pressi de “La Sapienza”, il professor Luigi Frati, pro-rettore del prestigioso ateneo ha rassicurato l’opinione pubblica con un comunicato nel quale, in sostanza, si sosteneva che i problemi erano dovuti a provocatori esterni e che gli studenti andavano invece ringraziati “… per il senso di responsabilità dimostrato nel concordare lo svolgimento delle diverse attività in modo da evitare episodi di violenza ed intolleranza, che stravolgono il libero confronto delle idee ed ai quali gli studenti sono estranei …”, prosa piuttosto nebulosa dalla quale comunque ci pare di capire che questo polo universitario è comunque un posto sicuro, dove l’esercizio della libertà di opinione è garantito e incoraggiato.
Benedetto XVI fu evidentemente mal consigliato lo scorso gennaio quando decise di declinare l’invito alla cerimonia di apertura dell’anno accademico, in quanto i vari striscioni “no vat” (per non dire quelli blasfemi), le gioiose e coloratissime occupazioni del rettorato e le petizioni anticlericali di decine di docenti, erano evidenti dimostrazioni di accoglienza e libero confronto delle idee (purché tutte uguali). In ogni caso, come sopra riportato, ci pare di capire che gli studenti non c’entrino con questo clima, anzi “sono estranei” per usare le parole del pro-rettore.
Così come il professor Guido Pescosolido, preside della facoltà di lettere dello stesso ateneo, forse inconscio del fatto che alla Sapienza si può parlar di tutto (fuorché di ciò che è proibito) non ha evidentemente compreso i rumori, gli strepiti e i bussi a muri e porte del suo ufficio: trattavasi di presenze aliene (visto che come dianzi si legge, gli studenti “sono estranei a episodi di violenza e intolleranza”) che gli rammentavano che le foibe sono cavità carsiche oggetto da sempre di studi geologici e non storici. Perché quindi egli aveva concesso l’autorizzazione a parlarne in facoltà? Ne parlassero a geologia, che diamine! Insomma, tanto rumore per nulla. La Sapienza, è un posto tranquillo e tra l’altro, è collocata in uno dei più bei quartieri della capitale. L’estate si approssima e vista la serenità del sito e l’atteggiamento amichevole degli abitanti verrebbe da chiedersi: perché non andarci in villeggiatura o per diporto? (aprile 2008)

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- Ventotto anni fa il povero Vittorio Bachelet veniva ammazzato a rivoltellate dalla brigatista rossa Anna Laura Braghetti nell’università La Sapienza di Roma. A gennaio di quest’anno un gruppo di studenti di quell’ateneo ha invitato Valerio Morucci, uno dei protagonisti delle BR, formazione ominosa che però ancora oggi pare infatuare diversi intellettuali e non (ci vengono in mente le invereconde dichiarazioni rilasciate dall’attrice Fanny Ardant), a parlare non lontano dalla scalinata dove mosse gli ultimi passi un uomo che aveva la sola colpa di essere stato presidente dell’Azione cattolica. La conferenza è stata poi annullata, non senza proteste da parte degli organizzatori, i quali probabilmente sono gli stessi che facevano manifestazioni sbeffeggiando senza ritegno il Pontefice in particolare e la Chiesa in generale. In quella occasione non mancarono intellettuali, commentatori e docenti che si affiancarono all’ideale battaglia laica e libertaria di chi ci pareva (e ci pare) solo una incivile minoranza di giovani dalla memoria corta e dalla lingua lunga. I successivi riscontri pare abbiano confermato la nostra analisi di allora su questo campione scarsamente rappresentativo della popolazione universitaria; brillano invece per la loro assenza i volenterosi che dodici mesi fa avevano preso le parti dei “no vat”. Una tardiva resipiscenza?
- Dopo il non commendevole episodio di San Giuliano Terme, località dove la scorsa estate fu impedito ad Antonio Carioti di presentare il suo volume “Orfani di Salò”, ci troviamo ahimè nuovamente di fronte ad altri esempi di doppiopesismi ideologici qua e là per l’italico stivale. Alla fine di gennaio a La Spezia il sindaco Massimo Federici concedeva l’utilizzo di una sala comunale per la presentazione del volume di Bruna Pompei “Eugenio Wolk comandante dei Gamma della X MAS” (Roma, Ritter, 2008). Come dovevasi dimostrare mal gliene incolse, e a seguito di una intensa campagna politica e mediatica anche qui basata sulla copertina e non sul contenuto, per evitare problemi di ordine pubblico revocava ogni autorizzazione all’uso di spazi pubblici agli organizzatori dell’incontro. La settimana successiva, in quel di Ferrara, Renato Curcio, presentato come “ricercatore” (sic!), ha avuto invece, per la seconda volta in nove mesi, l’utilizzo e la disponibilità di sale comunali per presentare una raccolta di ponderose riflessioni sul mondo del lavoro. Poco convinte in questo caso le proteste, salvo alcune lettere ai quotidiani locali, e sostanzialmente zero il risultato. L’assessore alla cultura della città estense ha anzi precisato che le sale comunali vengono date a chiunque le chieda, e semmai il comune si riserva il diritto di dare o meno il suo patrocinio. Visto il precedente ci sentiremmo quindi di consigliare alla casa editrice Ritter di presentare a Ferrara il sopra citato studio sugli incursori di marina; questo al fine di testare la salomonica equità di un assessore assai liberale nel concedere spazi pubblici, e di tempra assai diversa dal suo collega di partito e sindaco di La Spezia. Almeno in apparenza.
- Gli Editori Laterza informano: “è nato http://www.labreccia.it/: un sito internet a metà tra il blog e la rivista on-line che vuole "... fotografare dall'alto i tanti terreni di scontro tra laici e cattolici, le armi usate dai contendenti, le strategie, i caduti - quasi sempre laici - , i vincenti - quasi sempre le gerarchie vaticane - (Garantiamo che è testuale, n.d.a.)”. questo blog-rivista, insomma, si pone come un supporto a quella sparuta, esigua e spesso intimorita minoranza che cerca quando può di rosicchiare spazi libertari in un paese dominato dall’oscurantismo e dalla bigotteria. Era ora che una importante casa editrice prendesse posizione, mettendo tutta la sua credibilità di una iniziativa originale e necessaria come quella de “la breccia”, che con grande lucidità individua il vero problema culturale della società italiana di oggi: lo strapotere della Chiesa cattolica. Auguri. (febbraio 2009)

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Perché siamo così bravi, noi studiosi di storia a valutare l’aspetto del nostro ambito di studio sulla base di bibliografie, fondi di archivio, memoriali e testimonianze, ma non sappiamo valutare i segni di questi tempi turbolenti? Davvero ci vogliono doti straordinarie di acume per vedere come tutto quello che accade dentro e fuori dalle università italiane ha come denominatore comune la violenza?
Violenza verbale, dispensata da ogni parte: dalla mediocre e irresponsabile classe politica che attualmente governa il paese e da alcune voci “libere, liberali, libertarie, progressiste e democratiche”, che invece di pensare alle conseguenze delle parole (spesso pesanti come pietre) paiono soffrire di una penosa sindrome di Peter Pan e ritengono che il riproporre gli slogan – non sempre memorabili – della loro gioventù possa in qualche modo avere risvolti favorevoli sull’anagrafe. Violenza fisica, perché pure questa si è vista, tra manganellate delle forze dell’ordine e le strade messe a ferro e fuoco da teppisti che qualcuno del nostro mondo accademico dovrebbe iniziare a definire con il loro nome proprio, ossia canaglie. Invece di usare questo termine forse desueto ma senz’altro indicato per chi ha avuto poco rispetto per il prossimo e per l’arredo pubblico e la proprietà privata, diversi fra noi hanno introdotto non commendevoli distinguo: “violenza c’è stata, ma di sparute minoranze”, “violenza c’è stata, ma a causa di provocatori”, “violenza c’è stata, ma per via degli infiltrati, mestatori di professione”.
Già gli “infiltrati”, tornati protagonisti dopo un trentennio sulle prime pagine della stampa militante e anche nelle poco documentate analisi di alcuni studiosi degli anni ’70. Chi scrive non finirà mai di stupirsi dell’incapacità di alcuni nel leggere le cose per come sono andate, e nel cercare, con sforzi degni di cause migliori, improbabili losche trame, oscuri complotti e torbide connivenze. Non tutto però funziona come in “Blu notte”, e la realtà talvolta è banale, ma non per questo meno autentica. D’altronde il sommo maestro Giorgio Bocca ci mise dieci anni per capire che il terroristi rossi non erano “sedicenti” e altri dieci per ammettere di aver preso una cantonata. Ancora oggi qualcuno, anche nel mondo accademico, nuotando a mo’ di salmone contro l’evidenza dei fatti, cerca di trovare altre tinte oltre quel rosso sangue che si portò via decine fra poliziotti, carabinieri, giornalisti, politici e dirigenti d’azienda (sulle vicende di questi ultimi non un rigo è stato speso in nessuno studio scientifico di nessuno studioso universitario, almeno per le nostre modeste conoscenze).

Si vede, ma non si vuol vedere. Si ammette ma non si vuole ammettere. Si critica, ma con la giustificazione che, in fondo contro questo governo (ignobile finché si vuole, ma democraticamente formatosi dopo libere elezioni) ogni tipo di protesta è permessa, ogni tipo di parola si può dire, ogni tipo di azione si può fare. Quante cose si sono dette contro i “cattivi maestri”. Peccato che sono state dette fuori tempo massimo, quando una parte non marginale di una generazione si era già bruciata in nome di ideologie omicide, ammazzando e facendosi ammazzare in nome di una violenza soreliana, sterile, improduttiva, inutile. Oggi la storia ci mette di fronte un altro crinale in cui le parole dette dai maestri (docenti, ricercatori, studiosi, giornalisti, opinionisti) hanno un peso grave nelle scelte di molti fra giovani e giovanissimi, in una stagione di crisi economica, industriale e sociale come non si registrava da decenni. Prudenza vorrebbe che fossero dosate in modo equilibrato. Così pare non essere, almeno secondo chi scrive. I segni dei tempi sono chiari, limpidi, distinti. Che nostro Signore illumini altrettanto il nostro agire e il nostro discorrere. (Dicembre 2010)